Talvolta penso che in Italia ci sia il vizio di dividere i diritti dei cittadini per fasce di età. C’è stata la stagione de “i giovani prima di tutto”; ora c’è quella degli anziani. Categoria fragile per eccellenza, per questo senza dubbio da tutelare, più di quanto non sia stato fatto nei primi mesi dell’anno, quando molti di loro sono stati abbandonati al Covid nelle residenze sanitarie. Però, a costo di apparire irrispettoso, mi azzardo a dire che si sta esagerando. Non esiste più un ragionamento che non anteponga a tutto la tutela degli anziani: niente più sport per i ragazzi altrimenti portano a casa il virus ai loro nonni, niente più aggregazioni oppure i più anziani ne patiranno le conseguenze.
Chiudiamo le discoteche, gli oratori, i cinema, i teatri perché vanno preservate le persone più in là con gli anni. Di recente, mentre consumavo un aperitivo all’aperto, seduto al tavolino, nel pieno rispetto delle regole, un’anziana signora mi ha urlato “andate a casa, che così ci ammazzate tutti”.
Mi piacerebbe uno Stato che si ponga gli stessi scrupoli per tutte le categorie disagiate. Per gli invalidi, i disabili, i malati cronici, anche se giovani, le istituzioni non mi sembrano altrettanto solerti.
Gli anziani, i nostri nonni, sono una ricchezza immensa, e la vita va tutelata anche a cent’anni. Ma mi pare che ora non ci sia altrettanta attenzione verso il diritto di un bambino a giocare e il diritto di ragazze e ragazzi di tornare a scuola (in presenza, nelle aule, socializzando nei corridoi, non con quella aberrazione che si chiama didattica a distanza).
Tutti gli scienziati concordano sul fatto che i bambini e i giovani positivi al Covid sono, nella stragrande maggioranza dei casi, asintomatici o sviluppano sintomi lievi. Eppure ora vengono additati a possibili untori dei nonni, in una sorta di insopportabile guerra generazionale.
A voler essere cinici, sono i giovani a costituire il nostro futuro. Continuando a castrare le loro ambizioni, non vorrei sviluppassero un istinto cinico nei confronti della terza età. Quel cinismo che Paola Cortellesi sfoga in una epica scena di “Figli” nei confronti della mamma, quando la accusa di far parte di una generazione che si è mangiata tutto, si è goduta il boom economico accumulando e sperperando, pensando che quel benessere sarebbe durato per sempre a scapito delle generazioni successive. Non trasformiamo questa emergenza nazionale in una battaglia tra vecchi e giovani.