Roma, 15 febbraio 2016 - Il cervello di un mammifero è sopravvissuto all'ibernazione. La notizia senza precedenti che un laboratorio californiano è riuscito nell'impresa di riportare a temperatura ambiente, senza guasti, l'encefalo di un animale, nella fattispecie l'organo di un coniglio, apre la strada ad applicazioni da fantascienza. L'annuncio sulla rivista Journal of Cryobiology ha entusiasmato quanti pensano che sia possibile anche per l'uomo farsi ibernare per poi tornare alla vita vegetativa in un'epoca successiva, magari quando tante malattie sono ormai debellate.
Dalla fantasia alla realtà, sappiamo che il limite è costituito grandi quantità di acqua contenute nelle cellule, depositi che alle basse temperature formano cristalli, che come spade sfasciano le pareti cellulari e provocano la morte dei sistemi biologici. La tecnica, messa a punto da Gregory Fahy e Robert McIntyre dell'azienda californiana 21st Century Medicine, e contestualmente descritta, è riuscita a prevenire i danni ai neuroni cerebrali sostituendo il sangue con una soluzione di aldeidi, composto che protegge i tessuti dalle schegge di ghiaccio e previene la disidratazione. Il cervello è stato così raffreddato a -165 gradi centigradi e una volta scongelato, riferiscono gli studiosi nell'articolo, non ha mostrato danni anatomici.
La tecnica è ancora lontana dal poter permettere di riattivare l'organo ibernato, anche perché la molecola conservante (aldeide) risulta tossica, ma rappresenta un passo avanti, tanto da aver ottenuto un premio di 26mila dollari dalla Brain Preservation Foundation. Nonostante non ci siano efficaci tecniche di ibernazione umana si stima che già oltre 100 persone hanno fatto surgelare dopo la morte il proprio cervello, affidandolo ad aziende private come Alcor o come Cryonics, sperando che in futuro diventi possibile riportarli in funzione.
Le tecniche di congelamento in azoto liquido sono peraltro già utilizzate con successo dalla medicina e veterinaria a fini di procreazione, la conservazione di gameti maschili (spermatozoi), embrioni, e ultimamente tessuto ovarico (ovuli femminili) mediante tecniche di vitrificazione. Il freddo come elemento per la conservazione degli organi sta avendo successo anche in chirurgia, con i primi trapianti effettuati da donatore cadavere. In questo caso le parti anatomiche (reni, cuore, fegato, arterie, cornea, polmoni), utilizzate come pezzi di ricambio, vengono prelevate quando il cuore cessa di battere, e riportati in funzione.