Mercoledì 26 Giugno 2024
DANIELA LAGANA'
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Suite francese, l'amore sotto il nazismo. Il caso letterario sbarca al cinema

Il film, diretto dal regista Saul Dibb, è tratto dall'omonimo romanzo di Irène Némirovsky, scrittrice ebrea morta ad Auschwitz

Michelle Williams e Matthias Schoenaerts in una scena di 'Suite francese' (Ansa)

Michelle Williams e Matthias Schoenaerts in una scena di 'Suite francese' (Ansa)

Roma, 9 marzo 2015 - Nella Francia del 1940 Lucile aspetta notizie del marito prigioniero di guerra e, intanto, vive un’esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina. Ma la sua vita viene stravolta quando i soldati nazisti occuperanno la cittadina in cui vive e lei conoscerà il raffinato ufficiale tedesco Bruno. Si dipana da qui la vicenda di amore, passione e forti sentimenti di 'Suite francese', film del regista Saul Dibb in sala il 12 marzo, tratto dall'omonimo romanzo di Irène Némirovsky, scrittrice di origine ebrea morta ad appena 39 anni dopo essere stata deportata nel campo di concentramento di Auschwitz. Per 60 anni la figlia dell'autrice, Denise Epstein, ha conservato i quaderni che la madre aveva affidato a lei e alla sorella senza leggerli: pensava fossero diari e temeva che aprirli sarebbe stato un dolore troppo grande da sopportare. Solo nel 2004 quelle pagine furono trascritte e pubblicate. Il romanzo, peraltro incompleto (nelle intenzioni della scrittrice i capitoli dovevano essere cinque e non due) diventò rapidamente un fenomeno editoriale sia in Francia che all'estero, tanto che la figlia, morta nel 2013, disse: "È una sensazione straordinaria quella di aver riportato in vita mia madre. Dimostra che i nazisti non sono veramente riusciti a ucciderla. Non è vendetta la mia, ma è una vittoria".

Il libro di Irène Némirovsky è una descrizione contemporanea e vissuta in prima persona del modo in cui i francesi vivevano sotto l'enorme pressione dell’occupazione tedesca. Ed è questo spirito – l’onestà di documentare le dolorose verità di quello che è successo in una società così significativamente classista e rigidamente gerarchica - che l’adattamento cinematografico ha cercato di catturare: le numerose denunce dei collaborazionisti, la difficile coabitazione con gli invasori, le relazioni segrete e clandestine da cui sono nati circa 100mila bambini alla fine della guerra.

Il film si concentra sulla seconda parte del romanzo, ma Saul Dibb ha voluto inserire l’ambientazione nelle campagne che ne caratterizzava la prima e incorporare anche le note dell'autrice per le parti successive mai scritte. "Sentivo che era ciò che Irène aveva progettato di fare - spiega in proposito il regista, che è anche co-sceneggiatore -. Considerato la storia di quello che è accaduto in Francia e anche di ciò che Irène ha vissuto, il film non poteva essere un racconto 'soft', doveva contenere tutti gli elementi di cui lei aveva preso nota. Si può accettare un romanzo incompiuto, ma non un film senza conclusione". 

A dare voce e soprattutto volto ai personaggi un cast di prima grandezza: Michelle Williams e Kristin Scott Thomas, nei ruoli antagonisti di Lucille e di sua suocera Madame Angellier, e Matthias Schoenaerts, in quelli dell'ufficiale tedesco Bruno von Falk che risveglierà nella giovane francese sentimenti da tempo sopiti. Ma la pellicola, così come il romanzo, privilegia l'ottica femminile, raccontando la guerra e l'occupazione nazista attraverso lo sguardo delle donne che aspettano, sperano, lottano senza smettere di amare.