Giovedì 4 Luglio 2024
ANDREA MARTINI
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Rampling, il fascino non ha età: "Odiavo essere sexy, amo le rughe"

L'attrice agli Oscar europei

Charlotte Rampling (Ansa)

Charlotte Rampling (Ansa)

Berlino, 13 dicembre 2015 - SUPERSTAR e anticonvenzionale. Charlotte Rampling illumina gli schermi da quasi mezzo secolo ma conserva un’allure che è innanzitutto eleganza. E con quella può indossare le rughe e supportare le palpebre appena allentate, filtro di uno sguardo ancora fulminante. Niente lifting («meglio non nascondere le tracce di una vita intensa: non sopporto i volti delle mie coetanee di Hollywood che sfoggiano maschere di plastica a cui devi fare toc toc per vedere chi c’è dietro »), anzi la serenità con cui affronta il passare degli anni le ha fatto guadagnare il ruolo di testimonial di Nars (cosmetica sfarzosa). La figlia del colonnello Rampling, medaglia d’oro alle Olimpiadi del ’36, la modella di Helmut Newton, la ragazza che nella ruggente Swinging London era chiamata Charley per la sua aggressiva bellezza androgina, l’attrice musa di grandi registi da Allen a Visconti vive un’ennesima giovinezza. Agli European Film Awards, gli Oscar europei, cittadella del cinema di qualità (da qui prendono spesso il volo i film verso gli Oscar hollywoodiani, come è successo per la “Grande bellezza”), ha ricevuto ieri sera il premio alla carriera, cui si è aggiunto quello per la migliore interpretazione femminile.

Un premio alla carriera potrebbe avere il sapore di un punto di arrivo? «La definizione ufficiale, “Life Achievment” è pomposa e suona a morto, ma siccome in questo periodo sono stata molto attiva lo considero un premio di incoraggiamento ».

Per molto tempo è stata nota anche per la sua disibinizione che le ha permesso di girare molte scene di nudo. «È vero, è successo spesso all’inizio della carriera, ma non è mai stato gradevole: a meno che non si ami il sesso di gruppo non è piacevole condividere l’intimità con un sacco di gente. Poi a quell’epoca avevo pochi scrupoli, sono stata anche una copertina di Playboy. In ogni caso, come ho detto più volte, siamo tutti peccatori».

Il premio degli Efa è il suggello di una nuova parte di carriera. «Di carriere ne ho avute tre o quattro e non mi sono mai fermata per ricominciare. Ho spesso aspettato ruoli adatti alle esigenze di ogni mio momento. Di volta in volta ho voglia di cose diverse: per questo ho accettato “45 anni”, il ruolo di Kate era adatto al mio stato d’animo. In questi ultimi anni ho lavorato spesso perché sono serenamente maturata. Mi sono presa la libertà d’invecchiare e questo mi ha ripagata».

Adesso l’attende un progetto con Andrea Pallaoro; lei ha lavorato spesso in Italia, da Visconti, Patroni Griffi, Celentano, Amelio fino alla Cavani, che in “Portiere di notte” ne fece un’icona fetish. «Anche se sono un tipo riservato, all’inglese, con il cinema italiano ho sempre avuto un rapporto familiare. L’Italia mi ha adottato quando ne avevo bisogno. Comunque, i guanti di pelle nera e le bretelle sopra il seno nudo del “Portiere di notte” mi hanno soprattutto perseguitato. Ho dovuto combattere per non finire reginetta della perversione ».

Si considera un’attrice britannica di cultura francese? «Sono inglese ma ho vissuto a lungo a Parigi. Mi è sempre piaciuta la vita bohémienne e dopo la Londra degli anni ’60 mi è parso l’unico luogo dove era possibile vivere. Anche oggi, nonostante tutto, lo è».

Come sceglie tra i ruoli che le vengono offerti? «Istinto, solo istinto e curiosità. Non contano i nomi del regista o dei colleghi. Mi piacciono i ruoli disturbanti che inquietano, che trattengono l’emotività, che non permettono allo spettatore di affezionarsi a me. Forse il ruolo preferito lo sto ancora aspettando».

Le è capitato di avere dei rimpianti? «Penso che la vita coincida con un continuo processo di apprendimento. I passi falsi mostrano lati di noi stessi con cui dobbiamo fare i conti. Sono esperienze al’incontrario ».