Los Angeles, 29 febbraio 2016 – Nella notte in cui tutti dicono DiCaprio, Leonardo ce la fa. Alla quarta nomination, a 41 anni, tutti in piedi ad applaudirlo. Elegantissimo, prende fra le mani la statuetta che si è guadagnato col sudore il sangue i grugniti la disperazione di “Redivivo” e conclude i ringraziamenti con un appello: “Vediamo tutti cosa sta succedendo con i cambiamenti climatici.
Non scegliamo i nostri leader in base agli interessi di potere o all’appoggio che danno alle multinazionali, scegliamoli perché difendano l’uomo e l’ambiente, le popolazioni indigene e i nostri figli. Non diamo per scontato questo pianeta. Io non davo per scontata questa serata”.
Nella notte in cui tutti dicono DiCaprio, l'Oscar del miglior film va al "Caso Spotlight", sull'inchiesta giornalistica che portò alla denuncia dei preti pedofili di Boston: "Papa Francesco, è arrivato il momento di pensare ai bambini", dicono dal palco del Kodak Theater i produttori e il regista Tom McCarthy.
VIDEO - L'ANNUNCIO E LA GIOIA DI DICAPRIO
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— ABC Network (@ABCNetwork) 29 febbraio 2016
Nella notte in cui tutti dicono DiCaprio, trionfa Ennio Morricone con l'Oscar alla colonna sonora di "The Hateful Eight" di Tarantino e la standing ovation, e i ringraziamenti, voce tremante, in italiano, a John Williams e alla moglie Maria. Un Iñárritu record agguanta il suo secondo Oscar consecutivo da regista - dopo "Birdman", "Redivivo" - e intanto siamo già a sei Oscar (quelli tecnici, ma tanta roba) per l’apocalittico, folle e rock antitirannico ed ecologista “Mad Max” di George Miller. La grande delusione è quella di Sylvester Stallone, mancato Oscar come migliore attore non protagonista in ”Creed - Nato per combattere”, in cui indossa per la settima volta i guantoni di Rocky. La sorpresa è l’arrivo sul palco del Kodak Theatre del vicepresidente Joe Biden: presenta Lady Gaga – standing ovation per la sua “Til it happens to you” - , e lancia la campagna contro gli stupri nei college, in sostegno delle vittime uomini o donne delle molestie sessuali. La sorpresa è la dedica alla comunità gay e lesbo dell'Oscar per la migliore canzone ("Writing's on the wall", 007 Spectre) ad opera di Sam Smith: "Credo di essere il primo gay dichiarato a vincere questa statuetta".
In apertura Chris Rock va subito al dunque: che senso ha boicottare gli Oscar bianchi, che io li presenti o no gli Oscar per noi non ci sono. “Certo negli anni scorsi le cose andavano allo stesso modo, solo che i neri non protestavano perché avevano altro di cui occuparsi: neri appesi agli alberi, violentati, linciati, chi se ne importava a chi andava il premio al miglior lungometraggio”. L’apertura degli 88esimi Oscar non poteva essere diversa. “Spike, Will, Jade, ma cosa boicottate a fare? Perché ragionare ancora in termini di miglior attore/attrice… Comunque tranquilli ci sarà un momento tutto dedicato ai neri: nel pacchetto in memoriam troveremo solo neri uccisi mentre andavano al cinema. Non è una questione di boicottaggio, ma di opportunità: vogliamo le stesse opportunità”.
LATITUDINI - E’ un raggio di sole sul tappeto rosso la grazia (e l’abito giallo Louis Vuitton bomba social) di Alicia Vikander, fidanzata col candidato per “Steve Jobs” Michael nientemeno Fassbender e Oscar come migliore attrice non protagonista per “The Danish Girl”. Nell’edizione segnata dalle proteste per le mancate candidature degli attori afroamericani, fa impressione constatare quale impressionante distanza, ben oltre le miglia e il fuso orario, ci sia quest’anno fra noi e Los Angeles nella notte degli Oscar. Due film con le maggiori nomination raccontano uno la storia del primo transgender (“The Danish Girl”) e l’attore protagonista Eddie Redmayne, già Oscar lo scorso anno, sfila sul red carpet, con la bellissima moglie, ricordando ai giornalisti che lo placcano: “Stiamo parlando di un film d’amore, sull’amore. Comunque l’attenzione sul tema va tenuta alta” e giù commenti sulla straordinarietà della sua interpretazione, sul bimbo in arrivo ma soprattutto del suo look assolutamente perfetto; l’altro, “Carol”, parla di un amore lesbo, raccontato come scandaloso, già, ma negli anni Cinquanta: alle protagoniste Cate Blanchett e Rooney Mara, lì al Kodak Theatre, non è che vengano fatte domande sull’opportunità della loro candidatura alla statuetta nelle stesse ore che precedevano la discussione della Cirinnà, o che venga loro chiesto al volo l’ultimo commento su cosa sia o non sia mai “contronatura”. Bellissime, inarrivabili e soprattutto – non sanno quanto – fortunate.
IN PASSERELLA - Sul tappeto rosso baciato dal sole del pomeriggio – la notte degli Oscar a Los Angeles inizia si sa a metà giornata - sfila Whoopi Goldberg, già Oscar come attrice non protagonista nel ’91 per “Ghost”: diva afroamericana, non ha aderito alla campagna boicotta-Oscar “troppo bianchi” 2016 lanciata da Spike Lee; se lo avesse fatto, almeno non si sarebbero notati i lineamenti stravolti dal lifting. Mozzafiato Naomi Watts (in Armani), Olivia Wilde – in veste scollatissima di produttore del documentario “Body Team 12” - parla dell’importanza di far circolare su questo palco mondiale la parola Ebola. Scollatissima, soprattutto sulla schiena, in Calvin Klein verde, Saoirse Ronan. In verde anche Rachel McAdams, in blu la migliore attrice protagonista, la giovanissima Brie Larson versione principessa (Gucci), in rosa eterea fin quasi all’evanescenza Rooney Mara dal sorriso con fossette e dal dimenticabile abito con oblò sulla non-pancia. Julianne Moore sceglie nero Chanel, Cate Blanchett un azzurro Armani assolutamente monumentale. Lady Gaga tutta bianca è entusiasta di poter portare sul palco dell’Academy la canzone “Til it happens to you” sul tema degli stupri (“una donna su 5 ne è vittima prima di finire l’università; anch’io sono una sopravvissuta”). Furoreggia l’elegante disinvoltura (con gemelli Star Wars) del minidivo di “Room” Jacob Tremblay, 9 anni. Su tutte e tutti, comunque, gli straordinari 69 anni di Charlotte Rampling, in un Armani che parla da solo e tacchi bassi. Fuori quota Charlize Theron in rosso: la rivincita alla mancata nomination per la sua superba Furiosa di Mad Max è un abito rosso mozzafiato.
FOTO - Da Olivia Wolde a Charlize Theron: tutti i look sul red carpet
I TEMI - Nella notte in cui tutti hanno detto DiCaprio, in questa 88esima edizione degli Oscar segnata dalle accuse di razzismo e sessismo, alla fine si è parlato del pianeta da salvare e del rispetto per le minoranze (“Redivivo”, Oscar al migliore attore e regista ), dei preti pedofili (“Spotlight”, Oscar al miglior film e alla migliore sceneggiatura originale), del primo transgender della storia (“The Danish Girl”, Oscar alla migliore attrice non protagonista), degli scandali finanziari Usa (Oscar alla sceneggiatura non originale della “Grande scommessa”), del “primo gay dichiarato a vincere un Oscar” (Sam Smith autore della canzone usata nell’ultimo ipermacho 007), di un amore lesbo (“Carol”), degli stupri nei college (Biden e Lady Gaga). Sono stati ricordati, sulle note di “Black Bird” dei Beatles eseguita alla chitarra da Dave Grohl, gli attori e i registi scomparsi fra il febbraio scorso e quest'anno, Wes Craven, Omar Sharif, David Bowie, Ettore Scola. E' andata così. Peccato solo per il mancato Oscar al personaggio marginale più memorabile degli ultimi anni: il chitarrista heavy metal da guerra di “Mad Max”.