Domenica 24 Novembre 2024

Le emozioni e il loro ruolo nell'apprendimento

La cosiddetta warm cognition definisce un approccio educativo basato sulle emozioni, perché si impara meglio quando si è felici

Foto: VladBitte/Pixabay CC0 Creative Commons

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Si impara meglio quando si è felici e sereni: lo conferma la docente di Psicologia dello sviluppo presso l'Università degli Studi di Padova ed esperta di psicologia dell'apprendimento Daniela Lucangeli, che ha spiegato quali caratteristiche dovrebbero avere gli insegnanti e quali strategie didattiche andrebbero messe in pratica per imparare al meglio. Le emozioni in questo processo sono fondamentali. A SCUOLA CON IL SORRISO PER IMPARARE DI PIÙ Quale direzione dobbiamo seguire? “Dobbiamo andare verso un apprendimento 'caldo'. Se si vuole che i ragazzi imparino ottenendo il meglio da sé, è importante ritornare a insegnare con il sorriso. A scuola si vivono le esperienze più importanti della crescita e con le figure più significative: gli insegnanti e i compagni. Se noi impariamo con paura, anziché con serenità, tutte le volte che riprendiamo dalla nostra memoria quello che abbiamo appreso riportiamo anche le emozioni con cui abbiamo appreso, e quindi la paura”. Imparare attraverso emozioni negative può portare a un cortocircuito: non funzioniamo bene quando in noi esiste una sofferenza. “Molti dei disturbi del comportamento e dell’umore nascono da emozioni che generano forte sofferenza non identificata bene dal contesto educativo”, spiega ancora la dottoressa Lucangeli. COME DEVE ESSERE UN BUON INSEGNANTE Se l’apprendimento deve avvenire con il sorriso, chi lo deve suscitare è l’insegnante, figura educativa molto importante nel periodo scolastico, che non deve essere visto come giudice ma come guida. Il docente migliore educa contrapponendo alla negatività le emozioni positive: a chi soffre di noia offre l’occasione di sperimentare l’allegria e il piacere di provare. Chi è spaventato invece viene incoraggiato a tentare, senza paura di commettere errori. “Va riacquistato il principio del diritto di sbagliare, che non è solo dei nostri figli, ma anche nostro”, conclude la professoressa. Leggi anche: - Cinque buone abitudini per iniziare bene la giornata - Lo studio: "Ecco perché gli uomini non vogliono utilizzare il preservativo" - In una coppia, quando il tradimento è più frequente?