Lunedì 23 Dicembre 2024

Si può bere un cocktail decente in Islanda?

Pochi anni fa la cocktail scene islandese era un mezzo disastro: oggi sta facendo parlare di sé molto bene, grazie al bartender Kari Sigurosson a un locale di Reykjavik

Reykjavik – Foto: RudyBalasko/iStock

Facciamo un salto indietro nel tempo: non serve che sia grande, basta fermarsi dieci anni fa, in Islanda. In quel momento era quasi impossibile trovare un cocktail fatto come si deve. Oggi le cose stanno cambiando velocemente e bene, grazie soprattutto a un locale che si trova a Reykjavik e al suo bartender, il giovane Kari Sigurosson. COCKTAIL E ISLANDA Intervistato dalle più importanti riviste di settore negli Stati Uniti, Kari Sigurosson ammette senza problemi che sei anni fa la cocktail scene islandese “era triste”. Il grosso della proposta era composto da intrugli dolci, che riverberavano la tradizione delle ricette caraibiche, come quella della Pina Colada o del Tequila Sunrise. A conti fatti, però, “c'era solo un posto dove potevi bere un mojito che fosse decente, senza però poter sperare in qualcosa di meglio”. Le cose non miglioravano rivolgendosi alle birre: Kari Sigurosson afferma che in quegli anni “la cultura del bere aveva un unico scopo: sbronzarsi”. LA RIVOLUZIONE DI SIGUROSSON Là dove molti vedevano un deserto, Kari Sigurosson ha visto un'opportunità: ha iniziato a studiare, a lavorare in numerosi bar e ristoranti e ha assistito in prima persona alla nascita di una cocktail scene islandese degna di questo nome. L'ha fatto da protagonista, in qualità di bartender dell'Apotek, locale di Reykjavik che unisce ristorante e bar. La location non è da sottovalutare: a Reykjavik risiedono i due terzi della popolazione islandese e quello che accade lì determina il trend per l'intera nazione. I COCKTAIL DELL'APOTEK E IL FUTURO Il primo passo compiuto da Kari Sigurosson è stato di importare spiriti di qualità e miscelarli con cura e precisione. Il secondo passo è però quello più significativo, quello che apre prospettive future guardate con curiosità nel resto del mondo. Si tratta dell'attenzione per gli ingredienti locali, in particolare bacche, erbe e la cosiddetta Morte Nera, vale a dire l'acquavite Brevinnin, distillata da cereali o patate fermentate e aromatizzate con il cumino. L'interesse sempre maggiore per la qualità, che sta conquistando gli islandesi e anche i turisti, si ripercuote positivamente su un miglioramento dei sistemi di coltivazione e produzione delle materie prime per i cocktail, creando così un circolo virtuoso che ha in Kari Sigurosson una fondamentale forza di propulsione. Leggi anche: - L'Islanda, il karaoke e il video geniale per invitare i turisti - Hong Kong, 3 cose da vedere assolutamente - BlackTail, il cocktail bar di New York invidiato da tutti