Martedì 5 Novembre 2024
Alessandro Malpelo
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La dieta mediterranea protegge il cuore

L'apporto di vegetali influisce per il 26%, il pesce fornisce un beneficio del 23%, frutta e noci contribuiscono per il 13,4%

Dieta mediterranea

Dieta mediterranea

Roma, 28 agosto 2016 - La dieta mediterranea protegge il cuore, e riduce la mortalità persino in chi ha già una patologia cardiaca fino al 37%. Lo afferma uno studio italiano, del centro Neuromed di Pozzilli, presentato al congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc) in corso a Roma.

«Lo studio è stato condotto nell'ambito del mega trial Moli-sani in un troncone della ricerca su 1197 individui con una storia di malattia cardiaca di età media 67 anni, maschi nel 68% del campione - spiega Leonardo Bolognese, Direttore Cardiologia ospedale di Arezzo e ESC Local Press Coordinator -. La storia clinica includeva patologie coronariche ed eventi cerebrovascolari».

Al termine di un periodo di osservazione durato sette anni e mezzo, confrontando i dati con la dieta, è saltato agli occhi che un incremento di 2 punti nel MDS, il mediterranean diet score che misura l'aderenza alla dieta mediterranea, era associato a una diminuzione del rischio del 21% in media, con una riduzione totale che poteva arrivare al 37%.

Isolando i singoli elementi è stato possibile calcolare il peso dei fattori protettivi: l'elevato apporto di vegetali influisce per il 26%, il pesce fornisce un beneficio del 23%, l'assunzione di frutta e noci contribuiscono per il 13,4% e un elevato apporto di acidi grassi monoinsaturi e saturi per il 12,9%.

Il modello di controllo teneva conto di età, sesso, introito calorico, assunzione di uova e patate, livello di educazione, attività fisica, rapporto vita-spalle, abitudine al fumo, ipertensione, livello di colesterolo, diabete e cancro. L’evidenza è che a volte ci si nutre in maniera incongrua: secondo alcune stime sarebbero circa il 50% gli anziani over 65 che non si alimentano correttamente (dati SINUC rilevati in occasione di un ricovero ospedaliero).

Uno studio americano condotto alla Tuft University presentato al congresso dell’American Heart Association ha suggerito che politiche di contenimento dei prezzi di alcuni alimenti potrebbe avere effetti diretti sulla salute pubblica con milioni di vite salvate. Il modello matematico ha calcolato che anche solo una diminuzione del 10% del prezzo dei vegetali freschi ridurrebbe le morti per malattie cardiovascolari dell’1,2% in 5 anni e del 2% nei successivi cinque, con una diminuzione del 2,6% del numero di infarti. E se in percentuale sembra poca cosa basta tradurre in numeri assoluti: si tratta di evitare 515mila morti per malattie cardiache.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale