Come ogni manifestazione culturale, anche l'enogastronomia è in continua evoluzione. Un esempio perfetto di questo discorso è fornito dal sidro, che alcuni produttori hanno deciso di realizzare utilizzando ingredienti diversi da quelli tradizionali. E i risultati promettono bene.
COS'È IL SIDRO
Stiamo parlando di una bevanda dal sapore acidulo, a bassa gradazione alcolica (dal 2 al 7%) e conosciuta in Europa sin dal Medioevo. La stragrande maggioranza della produzione mondiale ha come ingrediente di base le mele, anche se una piccola percentuale è ricavata dalla fermentazione delle pere.
GLI ESPERIMENTI CON ALTRI INGREDIENTI
Nonostante la definizione legale di sidro contempli l'utilizzo di mele o pere, alcune persone hanno deciso di sperimentare alternative. Prendiamo il caso dello statunitense John Reynolds, che ha lavorato nel dipartimento di orticultura della Cornell University e ora conduce una fiorente attività che produce sidro, la Blackduck Cidery: lui ha riempito bottiglie con sidro di mele mescolato a quello di sambuco, di olivello spinoso o di uva ricavata da vitigni di riesling renano.
IL TREND DEL SIDRO
Il caso di Reynolds non è isolato: non è una novità che i coltivatori utilizzino il surplus di frutta per realizzare bevande fermentate e per anni la ricetta a base di mele e pere ha conosciuto modifiche. La differenza sostanziale è che ultimamente le variazioni sul tema stanno riscuotendo il crescente interesse dei consumatori, soprattutto statunitensi, e incoraggiando una produzione non più soltanto a titolo personale, riservata ai coltivatori e a pochi altri. Per esempio, un ristorante di Manhattan, il Wassail, ha inserito il sidro nella propria carta dei vini e ha trasformato il proprio sommelier, Dan Pucci, in un "pommelier" (dal francese pomme, cioè mela).
BLASFEMIA O LECITE VARIAZIONI?
Parlando con i giornalisti del New York Times, John Reynolds sottolinea che "secondo alcuni, produrre sidro con qualcosa di diverso dalle mele equivale a un atto blasfemo. Però ci sono anche degli sperimentatori davvero arditi, tanto che io posso considerarmi una via di mezzo tra questi due poli". Per capirci, gli arditi utilizzano come ingredienti fragole, rabarbaro, ciliegie o sambuco. Ma è ancora possibile parlare di sidro, in questi casi?
AGGIRARE LA LEGGE
In realtà sì, perché i produttori statunitensi sfruttano una falla nella legislazione. Affinché una bottiglia possa essere etichettata come sidro, non è necessario che il contenuto nasca esclusivamente dalla fermentazione di mele o pere: è sufficiente che ve ne sia una parte. Per questa ragione molti produttori utilizzano differenti ingredienti in aggiunta ai due tradizionali, non in sostituzione a essi (se fossero in purezza, non sarebbe più sidro, dal punto di vista legale, bensì "fruit wine"). Ma sono proprio gli aromi nuovi e imprevisti ad alimentare il trend, perché offrono una varietà di sapori decisamente più ampia.
Leggi anche:
- Puni, il whisky italiano che conquista l'Inghilterra
- L'esclusiva tequila del regista Guillermo del Toro
- Il gin con dentro pezzi di Harley-Davidson
Sabato 23 Novembre 2024
ArchivioBerresti il sidro di fragole o di sambuco?