Sabato 23 Novembre 2024

L'obesità nell'adolescenza influenza le facoltà cognitive nella vita adulta

Secondo uno studio israeliano, l'obesità non predispone solo allo sviluppo di numerose malattie, ma influenza anche le facoltà cognitive già dalla mezza età

Foto: BSIP SA / Alamy

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L'obesità è una vera e propria malattia e soffrirne spiana la strada allo sviluppo di numerose altre condizioni patologiche come l'ipertensione, il diabete, l'Alzheimer e il cancro. Secondo uno studio condotto presso la Hebrew University di Gerusalemme (pubblicato sulla rivista Journal of Alzheimer's Disease), essere obesi da adolescenti influenza negativamente pure le funzioni cognitive nell'età adulta. E questo anche se dopo l'adolescenza si dimagrisce tornando a un peso normale. LA RICERCA Gli autori dello studio hanno seguito 507 persone per un arco di tempo pari a 33 anni, monitorandone costantemente altezza e peso. Raggiunta un'età compresa fra 48 e 52 anni, i partecipanti si sono sottoposti a una valutazione cognitiva computerizzata. Per tutti, inoltre, è stata fatta una valutazione dello status socio-economico: sono infatti davvero pochi gli studi che finora hanno analizzato anche l'impatto dello stato socio economico sulle funzioni cognitive. IL RESPONSO DEI DATI Dall'analisi dei dati è emerso che i maggiori problemi cognitivi, già nella fascia d'età tra 40 e 50 anni, si sono presentati per coloro che sono stati adolescenti obesi poveri. Avendo inoltre a disposizione il monitoraggio effettuato nel corso di tutti e 33 anni di durata della ricerca, è stato possibile verificare che l'abbassamento della qualità delle funzioni cognitive permaneva anche se i soggetti avevano perduto peso tra i 20 e i 30 anni. MANGIARE SANO SIN DALL'INFANZIA La scienza medica ripete ormai da tempo che è importante adottare un'alimentazione sana e praticare regolarmente attività fisica per tenersi in forma sin dalla più tenera età. Lo studio della Hebrew University di Gerusalemme aggiunge un ulteriore buon motivo per adottare questo stile di vita. Anche perché altri studi hanno stabilito una correlazione fra il decadimento della funzione cognitiva già nella mezza età e una maggiore probabilità di sviluppare demenza durante la vecchiaia.