Sorpresa: nonostante l'Australia abbia fama di ospitare alcune tra le specie di ragni più velenose al mondo, non sono loro il pericolo numero uno per chi vive a quelle latitudini. Secondo una delle più grandi analisi pubbliche condotte sul tema, i pungiglioni più temibili sono quelli di api e vespe, mentre i morsi degli aracnidi fanno oggi molta meno paura, grazie allo sviluppo di antidoti efficaci. NON SOLO RAGNI Il team guidato da Ronelle Welton, della University of Melbourne, ha raccolto e analizzato i dati di 42mila ricoveri provocati da morsi e punture entro i confini nazionali, in un arco di tempo che va dal 2000 al 2013. Ha così scoperto che il 31% di essi è stato causato da api, vespe e calabroni, battendo la concorrenza dei predatori più temuti d'Australia, ovvero i ragni (30%) e i serpenti (15%). PUNTURE LETALI Fa riflettere e stupisce il dato riguardante i decessi. Su 64 decorsi fatali, sono 27 quelli attribuiti alle punture degli insetti, esattamente gli stessi che dipendono dal morso di un serpente. Nello stesso periodo, i tanto bistrattati ragni non hanno determinato la morte di alcuna persona. Il che non significa che siano del tutto innocui, perché i ricoveri sono stati comunque 12mila, ma dimostra il successo degli attuali trattamenti anti veleno. L'ultimo decesso documentato dai registri sanitari risale ormai al 1999, dovuto al morso di un esemplare di ragno dalla schiena rossa (Latrodectus hasseltii). Il conteggio, sottolineano gli scienziati, esclude una morte sospetta datata 2016, le cui effettive cause non sono state però chiarite dagli esami clinici. NON SOTTOVALUTARE I RISCHI La ricerca di Ronelle Welton non ha ovviamente lo scopo di creare immotivati allarmismi. Tuttavia i ricercatori si augurano che, oltre ad avere scardinato alcune delle credenze più comuni, il loro lavoro possa sensibilizzare i cittadini e gli operatori sanitari a non prendere sotto gamba i pungiglioni degli insetti considerati di norma poco rischiosi per la salute umana.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Internal Medicine Journal.