Venerdì 20 Dicembre 2024

La strage degli animali del bosco in Piemonte. E i cacciatori sparano a quelli in fuga

Aidaa accusa le doppiette di ignorare lo stop temporaneo deciso dalla Regione fino al 5 novembre. Un fermo limitato ad alcune zone e che non riguarda i cervi che possono essere ancora impallinati

Foto L.Gallitto

Torino, 28 ottobre 2017 - Mi avevano avvertito dei contadini della zona di Bussoleno. L'ho visto che era ancora in piedi: barcollava. Poi è caduto a terra, sono arrivato sopra di lui senza che neppure mi sentisse. Avrà avuto cinque mesi. Gli occhi bianchi consumati dal calore, la pelle a brandelli, le zampe piagate. Quando l'ho toccato si è scosso, ma non poteva fuggire. L'ho portato all'Asl dove l'hanno abbattuto". L'agonia del giovane capriolo raccontata da una guardia faunistica in Valsusa è una storia comune di questi giorni di incendi in Piemonte. A decine ne sono stati trovati morti o in fin di vita. Anche camosci. Meno, perché stanno più in alto, i cinghiali.

E' una storia nota, la strage silenziosa degli abitanti del bosco. "I grandi volatili sono fuggiti, per i piccoli mammiferi è stata una strage - racconta la guardia - lepri, faine, scoiattoli. Poi ci sono i caprioli che si avvicinano di più alle case, mentre il fronte delle fiamme in Valsusa è vastissimo, da 700 a 2500 metri di altezza, e per molti chilometri lungo la sinistra orografica del fiume, prima a Bussoleno, poi Mompantero, Chianocco e oggi Novalesa fin sotto le coste del Rocciamelone". Su in quota c'è pascolo, ma più sotto boschi di pino silvestre, come a Mompantero, e scappare di lì, anche per un animale selvatico, è durissima. "Ci provano. Sentono il fumo, le fiamme, ma poi vengono sorpresi da un altro fronte di fuoco - spiega la guardia che preferisce restare anonima - , tentano di attraversarlo e si ustionano le gambe, perdono l'orientamento, quando non diventano del tutto ciechi".

"Non si può fare nulla - prosegue - dentro il bosco non ci può andare nessuno. L'unico intervento è quello dal cielo, dei Canadair e degli elicotteri che vedo ancora andare avanti e indietro. Bisogna fermare le fiamme prima possibile, perché il vento andrà avanti ancora un po' e rischia di rialimentarle di continuo". Il conto delle vittime invece si farà a primavera, dice ancora: "Sono state colpite zone di interesse comunitario con fauna endemica - spiega - , ci vorranno anni per ricostituirla". Gli ambientalisti della Valsusa protestano contro lo stop alla caccia deciso dalla Regione Piemonte solo fino al 5 novembre. Stop che non riguarda però i ruminanti e quindi per i cervi l'abbattimento continua. Ma soprattutto ci sono aree dove gli animali hanno cercato riparo e che possono diventare facili obiettivi. Il rischio, dicono, è che dopo la tragedia, dal 6 novembre cominci la mattanza. 

"Stanno arrivando segnalazioni dalle zone adiacenti gli incendi nelle valli dell'Orco, Susa e Stura e dal Pinerolese secondo le quali decine di cacciatori armati di fucile stanno sparando agli animali in fuga dalle fiamme, questo è inaccettabile occorre subito fermare la caccia in tutto il Piemonte per questo mi appello al presidente Chiamparino perché sospenda da subito la caccia, ed invito i cittadini a segnalarci i nomi e cognomi dei cacciatori che sparano agli animali nelle zone adiacenti gli incendi. Provvederemo a denunciarli". E' la denuncia, in una nota, del presidente Aidaa Lorenzo Croce che interviene sulla situazione di emergenza del Piemonte dove si combatte ancora con un vastissimo fronte di fuoco. Lo stop temporaneo, limitato ad alcune zone, dell'attività venatoria fino al 5 novembre non avrebbe fermato le doppiette, accusa l'associazione. [email protected]