
Il re dell'Arabia Saudita Salman (Lapresse)
Riad, 3 gennaio 2016 - Sale la tensione nel Golfo Persico. L'Arabia Saudita sunnita ha rotto le relazioni diplomatiche con l'Iran sciita, acuendo la crisi interconfessionale apertasi nell'Islam all'indomani del'esecuzione dell'imam sciita Nimr al Nimr in Arabia Saudita. Quest'ultima ha innescato proteste nei Paesi musulmani dove è forte la presenza degli sciiti, ed in particolare in Iran dove sono state date alle fiamme l'ambasciata saudita a Teheran ed il Consolato a Mashad. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Said, Adel al Jubeir.
Jubeir ha anche annunciato che entro 48 ore tutti i diplomatici iraniani dovranno lasciare l'Arabia Saudita e ha accusato Teheran di incitare alla rivolta interconfessionale i msusulmani nella regione.
L'Arabia Saudita "rompe le relazioni diplomatiche con l'Iran e chiede a tutti i membri della missione diplomatica iraniana di lasciare (il Paese) entro 48 ore (il personale diplomatico saudita a Teheran ha già lasciato la città ed è atterrato stasera a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, non esistendo voli diretti tra i due Paesi rivali del Golfo, ndr)" ha detto Jubeir nel corso di una conferenza stampa.
Il ministro ha anche denunciato "le ingerenze negative e aggressive dell'Iran negli affari arabi" aggiungendo che Riad non consentirà a Teheran di sabotare o minacciare la sicurezza saudita nella regione. La rottura delle relazioni diplomatiche con il nemico di sempre, l'Iran culla dello sciismo, rappresenta per l'Arabia Saudita, culla del wahabismo, l'interpretazione più intransigente dell'Islam sunnita, uno 'passo estremo' che potrà aver ripercussioni sulla stabilità del Golfo Persico, quindi sul corso dei valori petroliferi (rimasti finora indifferenti ad altri eventi come la guerra civili in Libia), e la guerra in Siria.