Roma, 11 aprile 2016 - Il Consiglio d'Europa torna a bacchettare l'Italia. Stavolta al centro della reprimenda c'è l'aborto. In Italia è troppo difficile praticarlo, dice Strasburgo, dichiarando "ammissibile" un ricorso della Cgil. Le donne italiane continuano a incontrare "notevoli difficoltà" nell'accesso ai servizi d'interruzione di gravidanza, nonostante quanto previsto dalla legge 194. l'Italia viola quindi il loro diritto alla salute. Non solo, sempre secondo il Consiglio, in Italia medici e sanitari che non hanno optato per l'obiezione di coscienza sono discriminati. Sono vittime, si legge nel pronunciamento, di "diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti".
"SALUTE DELLE DONNE A RISCHIO" - Il Comitato europeo dei diritti sociali del C.d.E. denuncia una situazione in cui "in alcuni casi, considerata l'urgenza delle procedure richieste, le donne che vogliono un aborto possono essere forzate ad andare in altre strutture (rispetto a quelle pubbliche ndr), in Italia o all'estero, o a mettere fine alla loro gravidanza senza il sostegno o il controllo delle competenti autorità sanitarie, oppure possono essere dissuase dall'accedere ai servizi di aborto a cui hanno invece diritto in base alla legge 194/78". Secondo il Comitato, questo può "comportare notevoli rischi per la salute e il benessere delle donne interessate, il che è contrario al diritto alla protezione della salute".
IL PAPA CONTRO L'ABORTO - Il Belpaese tra due fuochi, dunque: l'anima europea e laica da una parte, quella cattolica dall'altra. Il rimprovero dell'Europa arriva proprio a pochi giorni dalla pubblicazione di 'Amoris Laetitia'. L'esortazione Apostolica di Papa Francesco, se da una lato apre su tematiche come il sesso e la comunione ai divorziati, dall'altro resta irremovibile sull'aborto e rammenta proprio "l'obbligo morale dell'obiezione di coscienza".
IL PRECEDENTE - Il Consiglio d'Europa si era già espresso in modo simile due anni fa, accogliendo un ricorso presentato dalla stessa Cgil con l'International planned parenthood federation european network (Ippf): "A causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza, l’Italia viola i diritti delle donne che, alle condizioni prescritte dalla legge 194 del 1978, intendono interrompere la gravidanza“, recitava il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio. Repetita iuvant.
LORENZIN: DATI VECCHI - "Mi riservo di approfondire con i miei uffici, ma sono molto stupita perché dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso". Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che assicura: "Non c'è alcuna violazione del diritto alla salute".